28 giugno 2011

Il Fondo Etico in cammino verso la rete dei beni e dei servizi ……alcune riflessioni


 Alla scorsa assemblea è stata presentata l'idea di creare una rete di scambio di beni e servizi fra i soci del fondo etico, per tentare un altro percorso possibile nel nostro cammino di emancipazione dal denaro.
Ecco le domande che ci siamo posti: cos'è per noi la ricchezza? E cosa pensiamo di poter scambiare fra di noi? Allora ognuno, chi più o meno titubante, ha attaccato sul grande tabellone i tondini di cartone che rappresentavano la ricchezza che si sentiva di poter condividere in termini di oggetti, capacità professionali e non, passioni, attitudini. Ho percepito nelle parole e nei volti di tutti noi il tentativo di un grande sforzo per rispondere a queste domande, perchè quello che ci è stato fatto credere è che c'è un modo preciso per misurare la ricchezza, cioè quanto valgono in denaro le nostre cose, a quanto possiamo vendere sul mercato le nostre capacità e il nostro lavoro. Invece tutto questo può avere un valore diverso da quello di mercato: quante cose ci vengono proposte come ricchezza, ma hanno poco valore per la nostra felicità, e quante cose non si possono comprare perchè dipendono solo dall'incontro fra le persone, dalla nostra disponibilità di condivisione, dal coraggio di uscire dal recinti della nostra vita, da questi steccati che ci regalano perfino l'illusione di sicurezza e di indipendenza dal resto del mondo? Ci hanno detto che l'interesse individuale coincide con l'interesse collettivo, e che il mercato serve a soddisfare questo interesse. Invece il "mercato", o una rete di scambio, può essere un importante momento di collaborazione fra le persone, che possono dare un valore diverso alla ricchezza, che ci può aiutare a riscoprire il "noi" e il bene comune, e più determinato dalle diversità di ognuno e dalle interazioni umane che si creano, e quindi più imprevedibile. Per aprire il sistema dobbiamo passare da una relazione esclusiva e bilaterale fra due individui, in cui potrei non avere niente da dare in cambio se non il denaro, ad una relazione capace di includere un maggior numero possibile di persone, in cui posso restituire qualcosa a qualcun altro all'interno di una rete, in un sistema di reciprocità indiretta: potendo creare una rete abbastanza estesa, il numero delle combinazioni diventa talmente grande che ciascun partecipante può trovare facilmente a chi dare, da chi ricevere e a chi restituire. Non si tratta di fare beneficienza, ma di ripensare al valore della nostra ricchezza, a quello che serve veramente per i bisogni materiali e per la nostra serenità, e da qui partire per ricostruire relazioni di scambio autentiche, fuori dalla spersonalizzazione del mercato, più modellabili in base alle nostre reali necessità e differenze.
E quanto ci sarebbe da discutere sul valore di mercato, su un sistema monetario distorto dalla speculazione finanziaria, basato sulla scarsità e sull'accumulo sempre maggiore di denaro nelle mani di pochi, che sottrae ricchezza all'economia reale penalizzando proprio quella che dà lavoro, che si basa sugli scambi locali e sulle piccole attività, e che alimenta la necessità di una crescita globale permanente e distruttiva e di una competizione costante e crescente fra le persone, in cui perfino il dono diventa uno strumento di affermazine di sè.
Questo è un sistema finanziario in cui neanche i soldi sono della collettività: ogni volta che viene emessa nuova moneta vengono addebitati gli stati come se il valore dei soldi non derivasse dalla ricchezza che abbiamo e che ci scambiamo ma dalla possibilità di emetterli, che ha solo la banca centrale, controllata indirettamente da banche privatissime. Infine, il meccanismo dell'interesse fa il resto: è impossibile uscire dalla spirale del debito globale e dell'accumulo della ricchezza con queste regole. Questo sistema non è stato neanche in grado di prevedere la più grande crisi avvenuta dopo quella del '29, e si regge su un castello di carte destinato a venire giù come la Torre di Babele: le transazioni finanziarie sono 100 volte l'econimia reale, gli scambi valutari registrati misurano 17 mila volte la ricchezza mondiale. Non possiamo basare la nostra vita su un mezzo, quello del denaro, che non obbedisce non solo a  nessuna logica di giustizia sociale, ma neanche alle regole del buon senso.

Ci sono decine di esperienze nel mondo in cui sistemi complementari, monetari e non, hanno cambiato le sorti di intere province con una diffusione enorme. Basta pensare al caso dei LETS (Local Exchange Trading Systems) in Gran Bretagna, in cui diversi enti locali cercano addirittura di incentivarli nelle zone a basso reddito. Le reti dei LETS comprendono oltre 40 mila persone e danno la possibilità di soddisfare bisogni che lo stato non fornisce più, o che richiederebbero troppo denaro. Oppure al caso dei ROCS (Robust Complementary Community Currency System), o dei SEL francesi (Systeme d'Echange Local), dei Tauscring tedeschi o dei Sistemi di Reciprocità Indiretta (SRI) presenti nel Sud Italia. Senza parlare dei sistemi di scambio che hanno permesso alle popolazioni sud americane di far fronte a crisi finanziare come quella argentina. Negli USA dopo la grande depressone del '29 furono coinvolte quasi un milione di persone nella creazione di 159 reti di autosostentamento per i gruppi sociali più colpiti dalla crisi, e in Germania nella regione della Baviera furono interessate oltre 2,5 milioni di persone, in un sistema monetario alternativo che penalizzava l'accumulo e che risolllevò le sorti di intere comunità locali, finchè la banca centrale non decise di intervenire. Negli USA e nel Canada, esperienze come quella del Green Dollar, degli Ithaca Hours e del Community Exchange di Vancouver coinvolgono milioni di persone.

Ciò che ci dimentichiamo è che il denaro non è una cosa autonoma: è un patto nelle mani di una comunità, che lo usa come strumento di scambio. Si può creare un nuovo patto e un nuovo sistema monetario, che sia più adeguato ai nostri valori. Si può creare intanto una moneta complementare che non si basi sulla scarsità, l'accumulo e la competizione che ne deriva, ma sulla reciprocità e la redistribuzione.
Detto questo, dobbiamo partire con i piedi ben saldi sul nostro suolo, ma sapendo che questa idea, questa piccola rete in cui 40 persone, il 2 aprile 2011, hanno ripensato alla propria ricchezza e hanno deciso di scambiarla fra loro, può portarci davvero lontano e può avere degli sviluppi che neanche immaginiamo.
(Alessandro)

FERMATEVI !


Un appello alle istituzioni e alla politica

I referendum del 12 e 13 giugno hanno cambiato lo scenario politico ponendo al centro dell’attenzione pubblica i beni comuni e il bene comune. Di fronte a noi – ai milioni di donne e uomini che hanno contribuito al successo referendario – sta ora l’obiettivo di costruire una agenda politica in grado di mettere in campo un nuovo progetto di società, di sviluppo e di partecipazione democratica.

Di questa prospettiva c’è oggi un banco di prova non eludibile: lo scontro tra istituzioni e popolazione locale sull’inizio dei lavori di costruzione, in Val Susa, di un cunicolo esplorativo in funzione preparatoria del tunnel di 54 km per la progettata linea ferroviaria ad alta capacità Torino-Lione. Per superare la situazione di stallo determinata da tale scontro si prospetta un intervento di polizia (o addirittura militare) che rimuova le resistenze in atto. Sarebbe una soluzione sbagliata e controproducente.

Ci possono essere opinioni diverse sulla necessità di potenziare il trasporto ferroviario nell’area e sulle relative modalità ma una cosa è certa. La costruzione della linea ad alta capacità Torino-Lione (e delle opere ad essa funzionali) non è una questione (solo) locale e l’opposizione delle popolazioni interessate non è un semplice problema di ordine pubblico. Si tratta, al contrario, di questioni fondamentali che riguardano il nostro modello di sviluppo e la partecipazione democratica ai processi decisionali.

Per questo, unendoci ai diversi appelli che si moltiplicano nel Paese, chiediamo alla politica e alle istituzioni un gesto di razionalità: si sospenda l’inizio dei lavori e si apra un ampio confronto nazionale (sino ad oggi eluso) su opportunità, praticabilità e costi dell’opera e sulle eventuali alternative. In un momento di grave crisi economica e di rinnovata attenzione ai beni comuni riesaminare senza preconcetti decisioni assunte venti anni fa è segno non di debolezza ma di responsabilità e di intelligenza politica.

26 giugno 2011

Paolo Beni, Marcello Cini, Luigi Ciotti, Beppe Giulietti, Maurizio Landini, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Luca Mercalli, Giovanni Palombarini, Valentino Parlato, Livio Pepino, Carlo Petrini, Rita Sanlorenzo, Giuseppe Sergi, Alex Zanotelli

27 giugno 2011

Nella rete: il Cerro in festa

Durante l’assemblea della cooperativa sociale il Cerro, convocata per l’elezione dei componenti del CdA e del Presidente, è stata richiesta la disponibilità ad alcuni dei presenti, per affiancare i consiglieri nell’organizzazione di una giornata di festa  della cooperativa, da tenersi al centro sociale l’11 del mese di giugno. Per me è sempre lenta la risposta a certe richieste ma questa volta il braccio si è alzato da solo. Così io che vivo l’esperienza e le attività della cooperativa da esterno, mi sono trovato con persone che conosco e frequento, più coinvolte nelle molteplici attività del Cerro, a pensare e organizzare una festa mettendomi a disposizione. Si a disposizione, che per me non viene facile, essendo abituato per motivi di lavoro e di carattere, a organizzare coordinare, prendere decisioni. Inoltre una voce interiore  mi ricordava, che conoscendo da esterno la realtà della cooperativa, la sensazione di “non essere abbastanza” all’altezza per poter dare il mio contributo, era presente. Le prime riunioni mi hanno confermato in queste sensazioni, in quanto si parlava delle attività che la cooperativa porta avanti, con continui riferimenti a una quotidianità di relazioni e informazioni, di conoscenze che facevano sentire la mia presenza “solo buona” per decidere se le magliette da realizzare erano più belle verdi nonché gialle oppure se il banchino della tale attività era più giusto metterlo sotto l’albero invece che davanti alla bottega. Mah!! Mi sentivo di scarsa utilità. Le riunioni sono proseguite e anche quello che un primo momento mi sembrava di scarsa utilità, con l’attenzione e l’ascolto discreto delle persone presenti, è diventato il filo, in un nodo, di una rete che prendeva forma. Ho avvicinato la quotidianità delle persone che sono inserite nelle attività lavorative della coop.  Il Cerro, selezionando  e applicando su dei cartelloni le foto delle loro giornate di lavoro; ho contribuito alla scelta del menù e dello spettacolo immaginandomi  i volti delle persone che sarebbero intervenute alla festa pensando ad un’occasione di leggerezza e convivialità condivisa. Prima dell’inizio ho steso un nastro rosso nel piazzale tra il centro sociale e la bottega, che nelle ns. intenzioni rappresenta il collegamento intimo, stretto di tutte le attività che il Cerro racchiude. Questo tempo che ho impegnato percorrendo  accovacciato tutto il piazzale per stendere e fissare il nastro in una forma che rappresentasse  il simbolo del Cerro, l’albero, mi ha fatto “sentire”  le Voci delle persone che abitano questo luogo e “raggiungere” le Energie delle persone che si spendono nelle attività della coop. soc. Il Cerro.  Grazie per la giornata “Il Cerro in festa”, grazie per la buona occasione, grazie per sentirmi parte.

(Lorenzo)

19 giugno 2011

ASSEMBLEA DEI SOCI
DEL
FONDO ETICO E SOCIALE DELLE PIAGGE

 
SABATO 2 Luglio 2011 alle ore 17,00

 
Centro Sociale “IL POZZO”
via Lombardia, 1/p  tel. 055373737


L'Assemblea è aperta a tutte le persone interessate

Alle ore 20,00 presso il Centro Sociale IL POZZO è prevista una cena organizzata dall’associazione Italia Palestina per raccogliere fondi per i progetti di sostegno al popolo palestinese. Chi lo desidera potrà cenare con gli amici dell’associazione con un contributo di 12 euro. E’ opportuno prenotarsi per tempo presso il Centro Sociale.

18 giugno 2011







S.O.S. CAFFÈ TATAWELO !!!


Cari amici, care amiche, sostenitori e sostenitrici del Progetto Tatawelo, anche quest’anno, in Chiapas, la fase della raccolta del caffè è volta al termine.
In queste settimane i soci della Ssit Lequil Lum stanno lavorando per ammassare il caffè che è stato raccolto
dagli oltre 500 soci e per selezionare la qualità “Excelente”.
Dalla semina, alla raccolta, alla selezione del caffè, ogni anno il ciclo si ripete uguale a se stesso. O meglio:
dovrebbe ripetersi uguale a se stesso. In realtà, tra gli stravolgimenti cui è soggetta “Madre Natura”, i
mutamenti continui insiti al libero mercato e le difficoltà cui sono soggetti i nostri amici chiapanechi, fanno sì
che questo ciclo presenti ogni anno nuove difficoltà.
Le principali difficoltà che hanno stravolto il ciclo 2010-2011 sono state legate (1) all’aumento mondiale della
domanda di caffè a fronte di (2) un calo drastico della produzione, quindi ad un (3) conseguente aumento del
prezzo del caffè:
1) L’aumento della domanda di caffè è legato principalmente ai fenomeni di inurbamento e al cambiamento
delle abitudini alimentari di molti Paesi in Via di Sviluppo (emblematici i casi di Cina e India dove, oltre a
mangiare sempre più carne, si beve sempre più caffè e aumentano le catene tipo Starbucks).
2) Il calo della produzione è legato essenzialmente agli stravolgimenti climatici. In Centro America, la
tempesta tropicale Aghata, che ha colpito il Guatemala lo scorso maggio, ha fatto le sue vittime anche nel Sud
del Messico. Le piogge e i forti venti sono continuati anche nella cosiddetta “stagione secca”, mettendo in crisi un’ampia parte di piantagioni di caffè.
Effetto diretto sui nostri produttori: - 35% del raccolto (dalle circa 60 tonnellate che ha esportato gli scorsi anni,
quest’anno la Ssit Lequil Lum riuscirà ad esportarne a malapena 38-39).
Il lavoro e i costi sostenuti dai produttori per farci arrivare il caffè, però, non sono diminuiti. Per loro, infatti,
preparare e inviare tre container in Europa (in Italia, in Francia e in Germania) comporta sempre gli stessi
passaggi e gli stessi costi: devono pagare l’affitto dell’ufficio, rimborsare le spese della “mesa directiva” (che pur svolgendo lavoro volontario, ha delle spese minime), ammassare il caffè raccolto dai produttori, affittare i trailer per il trasporto, resistere alla concorrenza dei coyotes (che quest’anno hanno raddoppiato i prezzi) e fare le solite pratiche per l’esportazione: recarsi presso gli uffici governativi, farsi trattar male dal funzionario di turno, richiedere il certificato fitosatinario, il certificato Anmecafè e gli altri documenti, uno per ogni container, ecc, ecc...
Insomma, in fin dei conti, per i nostri produttori, a diminuire non è il carico di lavoro ma solo i margini di
guadagno.
Tanto più che hanno scelto nuovamente di rimanere fedeli alla rete di economia solidale anche quando questa, purtroppo, non ha potuto garantire un prezzo di gran lunga superiore a quello pagato dai coyotes.
3) A livello mondiale, quest’anno, il prezzo del caffè ha raggiunto picchi record che non raggiungeva dal 1997.
Da “compratori solidali” ovviamente, non possiamo stare a guardare.
Già al momento della firma del prefinanziamento ad ottobre abbiamo aumentato il prezzo del caffè e aumentato l’anticipo fino all’80%. Ma neanche questo è sufficiente, considerata la situazione in cui si stanno trovando i nostri produttori.
Vorremmo fare qualcosa in più. E questo è possibile solo con l’aiuto di tutti voi:
vorremmo assumerci il costo del trasporto del nostro container di caffè da Yajalón, in Chiapas, al porto di
Veracruz. Si tratta di 1.500 euro e rappresenta circa il 15% dei costi assunti dalla cooperativa per l’esportazione del caffè.
Nel contempo vorremmo cercare di integrare il prezzo del caffè pagato con il pre-contratto, per compensare in
qualche modo alla minore quantità del raccolto, che sta riducendo in modo significativo le risorse economiche
a disposizione dei produttori, con contraccolpi pesanti sulla loro vita quotidiana.
I produttori hanno dimostrato che tutti gli sforzi fatti per sostenere il loro lavoro non sono stati vani: la qualità
del lavoro è migliorata di anno in anno, e con essa la qualità del caffè.
Chiediamo quindi ai nostri prefinanzianti e a tutti i nostri sostenitori di collaborare attivamente in questa
raccolta fondi “straordinaria”, per aiutare i produttori del caffè Tatawelo in questo difficile momento.
Vale davvero la pena fare questo sforzo in più!
Il Consiglio Direttivo ed il Gruppo Operativo della Associazione Tatawelo
Per dare questo contributo potete effettuare un versamento tramite Bonifico Bancario intestato a:
ASSOCIAZIONE TATAWELO
VIA SCIPIONE DE' RICCI 6/R – 50134 FIRENZE (FI)
BANCA POPOLARE ETICA SCARL - Filiale di FIRENZE
IBAN IT 42 U 05018 02800 000000117306
Indicare come causale: SOS caffè 2011
Per favore inviare cenno del vostro versamento a:
prefinanziamentotatawelo@gmail.com
(nelle immagini il presidente della cooperativa Ssit Lequil Lum, il trailer con il caffè e, in rosso, il percorso che deve fare il camion dal Chiapas al Porto di Veracruz, dove viene imbarcato per Genova)





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