30 novembre 2008

IL MIO APPRODO SULL’ASTEROIDE

Io sottoscritta…..ho sempre lavorato nell’amministrazione di aziende private e soprattutto in studi commerciali.La mia formazione lavorativa è quindi classicamente e banalmente tecnica anche nei confronti della gestione del denaro.Prima di…approdare sull’asteroide – Fondo Etico, ho avuto comunque la fortuna di passare quattordici di tutti questi anni al fianco di una commercialista che gradualmente, nel tempo, ha provato a lavorare aderendo ad un’idea di economia alternativa. Devo dire che lì ho avuto l’occasione di venire a contatto con un modo di vedere il mondo economico da un’angolazione diversa da quella cui siamo abituati nel mondo “normale”. Il concetto di “beni invisibili”, riferito al valore – non traducibile in termini di bilancio aziendale – dei rapporti tra dipendenti e tra dipendenti e titolare/i di un’azienda, per esempio; l’idea di cercare forme di finanziamento alternative alle solite banche (rapporto con Banca Etica); l’allargamento del raggio se non di azione almeno di visione al resto mondo, in particolare il cosiddetto “terzo mondo”, a situazioni di contrasto estremo come il Brasile.Porsi come scopo non soltanto quello di conseguire utili per accumulare denaro ma adoperarsi per reinvestire nell’attività, destinarne una parte anche alla formazione delle persone e una agli indigenti, beninteso non come elemosina ma come una costruttiva maniera di coinvolgimento. Tutto ciò rimanendo comunque operanti nella nostra realtà quotidiana.Grande è stato comunque il mio senso di meraviglia, di ammirazione, di conforto, quando sono approdata alla mia prima assemblea del Fondo Etico. Sentir parlare di cifre come 500, 1.000 euro…<>, mi sono detta, <<…qui si aiuta davvero chi non può neanche pensare di ricorrere ad una qualche forma di credito ufficiale. E poi – soprattutto! – sentir dire che non è importante accumulare più soldi possibili, sia pure per darli a chi ne ha estremamente bisogno, quanto cercare un rapporto con certe persone, un essere al fianco di qualcuno e non di fronte, dall’altra parte di una scrivania. E quanto più valore hanno 500 euro per chi deve comprarsi il frigorifero (non l’ennesimo televisore o il mega congelatore) rispetto ai 100.000 di chi, magari per inattitudine all’impresa ne ha bisogno per far fronte a debiti di cui ha perso il controllo.Vorrei finire dicendo che…..nonostante le mie precedenti esperienze, nonostante la meraviglia di fronte a questa preziosissima realtà che è il Fondo Etico…..mi rendo conto che stento anch’io ad entrare nell’ottica di privilegiare i rapporti umani rispetto alla raccolta e conseguente destinazione del denaro.All’ultima assemblea mi sono fatta avanti come referente – sia pure in seconda linea – di un’imprenditrice della nostra zona e ancora dopo mesi non sono riuscita a trovare la strada che mi porti ad avere un contatto personale con lei. Alla fine però sono certa che riuscirò a rompere…il guscio.
Daniela 28/09/08

Firenze, 22 luglio 2008 - Marcia per la convivenza


(Impressioni di una mamma alla marcia organizzata dalla Comunità delle Piagge)

Ore 18.30 circa. Parcheggiamo in Viale Milton, siamo già molto stanchi, con la bimba e tutto. Raggiungiamo a piedi P.zza Indipendenza, si parte da lì. Marianna è subito molto eccitata e sorride a tutti, dal passeggino. Gli striscioni sono tanti, anche grandi, ben visibili. Si aspetta Don Gallo, da Genova, 80 anni suonati. Arriva verso le 19 ed indossa un cappello a larghe falde, contro il sole o il vento, non so. Mauro legge i testi della tappa di partenza: art. 1 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del 1948: …………scorgo Claudio, il mio collega per un mondo alternativo, poi Massimo, un altro ferroviere impegnato, Silvia e Fabrizio che non vedevo da tempo e che ancora non avevano conosciuto la bimba. Lungo il corteo incontrerò Cecilia, che si sposa il 14 settembre, Erika, in partenza per una nuova vita alla volta della penisola scandinava, dopo aver vissuto la Comunità con la scuola informale. Mi dice che, dopo l’esperienza di volontariato, Le Piagge le mancheranno più di quanto non le siano mancate quando partì per l’Erasmus, anni fa, e aveva solo voglia di scappare da un quartiere che non le stava dando nulla. Provo una strana e semplice felicità, mi si stampa un gran sorriso sulla faccia e lo mantengo durante tutta la marcia, dimenticando la stanchezza. Abbraccio tutti con ,lo sguardo, vorrei essere in alto per guardare e abbracciare meglio.
Ci si muove, finalmente. Don Gallo è arrivato e salito sul furgoncino. Si parte, alla volta di Piazza dei bambini e delle bambine di Beslan, luogo simbolico, dove si ricorda che l’innocenza è stata fatta a pezzi troppe volte. Incontro Annamaria, Hermela e Massimo, poi Fabrizio, con una maglia dai colori sgargianti, che mi dice che Chiara è davanti, col primo striscione. Ci si sposta lì e subito Marianna vuole essere presa in braccio, per camminare insieme agli altri. Sta proprio sullo striscione d’apertura e batte le manine. E’ felice, sorridente, come sempre. La fotografano in molti, Sabatino dice che si rischia di farne una velina. Io e Chiara ci diciamo che lavoreremo insieme perché, semmai, diventi “barricadera” o, almeno, perché conservi la sua simpatia ed il suo modo di accogliere la vita. Ricordo Quarrata, qualche anno fa, Lucia con il piccolo Davide che apriva le braccia e dava la mano a tutti…come si fidano del mondo e della gente i bambini!
Proseguiamo lentamente, verso Piazza San Marco, percorrendo strade laterali e rientrando poi in Via Cavour. I poliziotti, in forma discreta, aprono questo corteo tranquillo, fatto di preti, di famiglie, striscioni articolati, pensanti, molto intellettuali. Si marcia contro la “non-cultura” del razzismo, contro ogni steccato, contro i ghetti di una coscienza collettiva ormai in soffitta, soffocata dalla rassegnazione. E’ ancora giorno quando si arriva a Piazza San Marco. Noi ci stacchiamo un po’ per far mangiare Marianna. Su una panchina le diamo verdure, stracchino e un pezzo di pane e lei è sempre più felice di esserci. Hermela le offre un popcorn, entusiasta ma no, non si può ancora,. Con Annamaria si parla dello svezzamento, dei risvegli notturni, dei ridicoli pisolini di un quarto d’ora, si parla delle nostre bimbe, così vispe, così belle e così già “dentro” la vita.
Decidiamo di riprendere la marcia con le piccole che si addormentano nei passeggini. Raggiungiamo gli altri in Piazza Duomo, gremita di turisti. C’è un ragazzo con una tuta rossa che mima un cane, non c’entra nulla con noi ma è spiritoso e ci sta bene nel contesto, i turisti ridono divertiti. Poi due poliziotti lo fermano, non si sa perché…
Com’è bella Firenze all’imbrunire, gli orli merlati di palazzi e torri medievali incorniciano magicamente Via Calzaiuoli e noi la percorriamo senza tempo, lentamente, ciondoliamo nello scambio reciproco di tenerezze, felici di esserci. Continuiamo a marciare piano, quasi a volere che non si arrivi mai, che il traguardo non venga raggiunto, che non si giunga a dire: “Bene, sono arrivati, hanno finito, il permesso gli è stato dato, che non chiedano di più ora, perché domani è un altro giorno e si deve tornare a lavorare, a fare il proprio dovere, a fare le cose serie, come preservare la sicurezza, l’ordine pubblico…”
Quando già si distingue Palazzo Vecchio, incrocio Lisa Clark, di “Beati i costruttori di pace”. La saluto, mi va di scambiarci due parole, è sempre così affascinante sentirla parlare! Mi racconta di quello che fanno nel Veneto, a Padova per la precisione, dove gli steccati sono così visibili. Lì si combatte colpo su colpo, il razzismo è tangibile, ci sono quelli che raccolgono le firme contro i rom, contro quelli e quegli altri. Poi però ci sono anche molti cattolici che si indignano.
Organizzano cene di solidarietà con gli abitanti dei quartieri rom, andandoli ad invitare uno ad uno. Riflettiamo: qui in Toscana le parrocchie non sono così vive, così attive, forse non ce n’è bisogno perché le cose vanno meglio, in un senso meno eclatante e aggressivo rispetto al Veneto governato dalla Lega ma, per certi versi, regna l’indifferenza e non si sa se è meglio o peggio. Io racconto di episodi eclatanti, che testimoniamo un razzismo latente e pericoloso, a volte non confessato per decenza, per perbenismo ma reale, palpabile, assolutamente “resistente”.
Guardiamo i poliziotti in tenuta di massima sicurezza. Indossano caschi e manganelli, un po’ esagerati, forse se ne rendono conto anche loro ma è la divisa di ordinanza per le manifestazioni, non credo abbiano scelta. Io e Lisa decidiamo di parlarci, chiediamo ad uno che dovrebbe avere più o meno la mia età, cosa ne pensa della manifestazione. Non si sbilancia molto ma apprezza la serenità dei partecipanti ed il fatto che tutto si stia svolgendo in modo tranquillo. Gli dico: “Meglio di una domenica allo stadio allora!” Condivide e parla della violenza gratuita di tanti giovani d’oggi. Lisa dice che forse i giovani sono violenti perché non hanno prospettive. Anche lì, condivide, almeno in apparenza. Sì, si dovrebbe ripartire dai giovani. Lisa aggiunge: “Dando loro delle opportunità però, perché siamo tutti uguali, non è vero?” Il poliziotto annuisce, sì siamo tutti uguali, è vero, poi si allontana, raggiungendo i suoi compagni.
In un attimo infinito, ci siamo incontrati, è questo l’importante.
Siamo davanti a Palazzo Vecchio, si decide di voltargli le spalle. Qualcuno chiede perché, visto che è così bello. Gli viene risposto che è il simbolo del potere e bisognerebbe avere sempre la forza di essere critici nei confronti del potere costituito, perché la democrazia non rischi mai di morire.
Vedo Cecilia dell’Altracittà dietro di me, con la bici. Le si avvicina un turista chiedendole: “E’ una manifestazione di sinistra questa?” Lei è un po’ imbarazzata, non se l’aspettava, poi trova la risposta giusta: “Questa è una cosa di tutti, perché la pace e la convivenza sono valori universali”.
L’aria è fresca stasera, finalmente, dopo tanto caldo. Marianna dorme ancora, beata, nonostante le voci e la musica. Ha marciato tanto!
Sul palco, Don Gallo, affaticato, stanco ma ancora pieno di verve. La sua voce squillante risuona nella piazza, si aspettava il Vescovo questa sera, come mai non c’è? In questi momenti il Vescovo dovrebbe stare col suo popolo. E il Sindaco? E’ laico lui, poteva esserci no? Ma non c’è. Ma dove sono quelli che contano? Bè, non ci sono ma forse non c’erano nemmeno a Porto Alegre, da dove è cominciato il grande movimento di persone che hanno lanciato la sfida di un altro mondo possibile. Poi c’è stata Genova, la Genova del G8, la sua Genova, con la gente comune che ha osato marciare contro i potenti della terra per far sentire le ragioni di chi è sfruttato e lontano da noi allo scopo di tenere in vita un mondo sopra le righe dove in pochi decidono per la moltitudine. Ci incoraggia, incoraggia la piazza, dice che lo stiamo ripagando della stanchezza. Ci esorta a continuare ad esserci, ringrazia le Piagge, dice che la città è viva, tutto sommato, che non dobbiamo smettere di gridare a tutti l’indignazione, la rabbia, di denunciare gli scandali. Ci parla di resistenza, dei partigiani, di quelli tra loro che, a novant’anni, ancora testimoniano senza stancarsi di esserci. Chiude con la Costituzione e racconta che all’Arcivescovo di Genova, attuale Cardinale di Milano, aveva chiesto di poter recitare una poesia in un’occasione pubblica e aveva letto i primi dodici articoli della Costituzione italiana, come monito, per non dimenticarci di difenderla, sempre e comunque.
Si è fatto, buio, definitivamente. Marianna si è svegliata, vorrei farle lasciare l’impronta del piedino con la vernice, sul banchetto allestito accanto al palco ma c’è troppa gente, non vorrei abusare troppo della sua tranquillità. Stasera è stata proprio una bimba modello, alla sua prima marcia poi…poco male, altri lasceranno le impronte anche per noi: in fondo, abbiamo camminato ognuno coi piedi dell’altro.

(Adriana)


Alcune foto della Marcia della Convivenza del 22 Luglio 2008
potete vederle sul sito della rivista Carta
www.carta.org/gallerie/23